ULTIMO GIORNO DI UN CONDANNATO – DA VICTOR HUGO

L’OPERA

«…Forse non hanno mai riflettuto, questi poveretti, su questa lenta successione di torture racchiusa nella sbrigativa formula di sentenza di morte?
Voi vi siete mai soltanto soffermati sulla straziante idea che nell’uomo che sopprimono c’è un’intelligenza…un’intelligenza che aveva contato sulla vita, un’anima che non si è preparata alla morte? No, probabilmente si crede che per il condannato non esista nulla, né prima né dopo.
Che cos’è il dolore fisico in confronto al dolore morale! … »

“Ultimo giorno di un condannato” è un’opera teatrale liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Victor Hugo.
È uno spettacolo che lascia il segno; fa male e fa riflettere non solo nel finale, facilmente intuibile già dal titolo, ma durante tutto lo svolgimento.
La voce che ascoltiamo è quella di un uomo qualunque, di un condannato qualunque, di un miserabile che rappresenta tutti i miserabili di tutte le nazioni e tutte le epoche. Di quest’uomo sappiamo poco, quasi nulla, perché la Vita non ha volto o nome o estrazione sociale.
Figure umane, rappresentanti una collettività “moderna” e “civilizzata”, dispongono della sua vita creando un’inquietante parallelismo con la Società che giorno per giorno ci plasma, ci inghiottisce… e ci condanna.
Tra sentimenti altalenanti il Condannato vivrà le sue ultime ore in una messa-in-scena/esecuzione-capitale. Lo “spettacolo” s’interromperà solo sui grandini del patibolo o sulla sedia elettrica, o sul lettino in attesa dell’iniezione, cosa importa? Ciò che importa è lo stato d’animo per pervade il condannato a morte, sempre uguale, attraverso la storia dell’umanità.
L’Opera è permeata da un sentimento predominante: la Speranza, mai abbandonata dal protagonista, fino all’ultimo secondo.
“Ultimo giorno di un condannato” vuole essere considerata un’invocazione all’Amore e alla Vita!